La partenza è stata trafelata, come sempre ma probabilmente più delle altre volte, con credo più di una conseguenza sul contenuto e le dimensioni del mio zaino…
Per viaggiare ho scelto Etihad. A gennaio, che in questa parte del mondo è alta stagione perché è il periodo meno caldo e soprattutto secco, si trovavano anche voli a/r per meno di 400 euro, ma o con compagnie apparentemente meno sicure (la migliore offerta era di Air Egypt, ma più che l’attentato al loro aereo mi sembrava poco raccomandabile in questo periodo il lungo scalo al Cairo…) o con troppi cambi o troppo scomodi (come la pur buona China Southern). Inoltre avevo bisogno di una compagnia con una politica di modifica della data non troppo onerosa, perché sapevo che avrei potuto per ragioni di lavoro anticipare il ritorno (e poi ho effettivamente spostato l’andata). Intorno ai 500 euro c’erano diverse compagnie, che ho selezionato confrontando i voti assegnati su Skytrax in particolare per la classe economica. Le scelte migliori sembravano Etihad e Cathay Pacific, e alla fine ho scelto la prima perché ha costi più bassi e certi per il cambio volo e soprattutto voti più alti in classe economica, in particolare per la distanza dei sedili, che per una persona alta come me in voli lunghi è di vitale importanza. Inoltre mi sembrava più ragionevole fare scalo ad Abu Dhabi, ovvero praticamente a metà strada, invece che ad Hong Kong, che avrebbe anche allungato le ore di volo.
La scelta di Etihad si è rivelata molto felice: il cambio volo è stata una procedura rapida e gestita completamente online (attenzione però, se pensate di averne bisogno, a non comprare il biglietto su siti terzi, perché altrimenti può diventare più difficoltoso); il livello di servizio è impressionante, con la possibilità di scelta di circa 30 tipi di pasti diversi, tarati per ogni intolleranza alimentare o dieta di altro tipo, comprese quelle religiose, ma c’era anche la possibilità di scegliere un pasto con solo frutti di mare, non so perché!; i due aerei effettivamente molto comodi anche in Economy; e infine lo scalo a metà strada un toccasana per riattivare un po’ la circolazione, anche se l’aeroporto di Abu Dhabi è piuttosto deludente. La cosa più divertente? Nel piccolo necessaire fornito in Economy c’è anche una mascherina per dormire double-face: da un lato c’è scritto “non disturbatemi” e dall’altro “svegliatemi per i pasti”!
All’arrivo l’Asia, finalmente. All’aeroporto di Bangkok va tutto liscio: mi fanno passare all’immigrazione anche se in teoria avrebbero potuto farmi storie perché il visto gratuito per i cittadini italiani vale sì 30 giorni, ma potrebbero chiedere di mostrare un biglietto aereo o di altro mezzo di uscita dal paese prima della sua scadenza. Io non l’avevo ma non me lo hanno chiesto e sono per fortuna passato indenne: mi hanno detto però che dipende dal funzionario che si incontra all’immigrazione. Il bagaglio arriva sano e salvo, anche se la copertura del mio zaino si è finita di rompere, ma un po’ me lo aspettavo, e comunque ha svolto egregiamente il suo lavoro finora. Trovo abbastanza rapidamente uno stand della compagnia telefonica che avevo scelto (AIS) per attivare una scheda sim thailandese, una settimana con 2gb di internet e un po’ di credito telefonico per 249 bath (6,5 €), e il commesso, pur parlando quasi per niente inglese, mi aiuta a configurare il telefono, operazione non facile altrimenti perché qui è tutto un fiorire di codici numerici da inserire per attivare i vari piani o opzioni, o anche solo per cambiare la lingua dal thailandese all’inglese. L’unico vero errore è che avrei dovuto fidarmi delle cose lette sui blog e portare euro in contante da cambiare qui, perché non ci sono commissioni e il tasso di cambio è buono fin all’aeroporto (e ottimo in città), mentre i bancomat hanno tutti una tassa di 200 bath (più di 5 €) per i prelievi degli stranieri, in aggiunta a quanto vi fa pagare la vostra carta o banca.
Le prima impressioni, a parte l’aeroporto che è comunque un non-luogo, sono per i trasporti per arrivare in città. Per arrivare nell’alberghetto che avevo scelto (con in realtà ben poca scelta, considerato il fattore fine settimana di alta stagione e la mia prenotazione con appena un giorno di anticipo…) avevo bisogno di due cambi, ma non solo ci ho messo solo poco più di un’ora, devo dire che sia il trenino dell’aeroporto che le due linee di Skytrain, una ferrovia urbana sopraelevata, mi hanno colpito favorevolmente: puliti, veloci, frequenti, ben segnalati, e soprattutto con file ordinatissime per salirci, lasciando il posto per chi deve uscire, che neanche in Svizzera: ma dov’è finito il caos alla Blade Runner che mi aspettavo di trovare in questa enorme città?
Seconda impressione: il caldo e l’odore, una volta sceso dallo Skytrain. Ma non doveva essere la stagione fredda e secca? O meglio, se questa è la stagione fredda e secca, come sarà mai quella calda e umida? E certo non contribuisce arrivare qui dopo il gelo di questi giorni di gennaio. E poi sì, l’odore: non sarà come raccontano che è l’impatto con l’India, ma insomma un suo odore forte si sente, e pure la puzza del traffico non è niente male: pur non proveniendo io da Oslo ma dalla trafficatissima Roma, qui il traffico è effettivamente di un altro campionato, anzi, per citare Tarantino, è proprio tutto un altro sport.
Per il resto, rapida passeggiata serale per conquistarmi la prima cena thailandese, quindi la temuta e puntualmente accaduta lotta con gli insetti prima di dormire, e poi è tempo di provare a recuperare un po’ di fuso. Domani sarà il vero e proprio debutto.
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