Il terzo giorno ècomincia di nuovo con il traghetto: sono tornato con Gerard nel quartiere del palazzo Reale, questa volta per vedere il Wat Pho, un complesso di templi famoso in particolare per due cose: il famoso Buddha sdraiato e la scuola di massaggi thailandese, la prima nata del paese e tuttora la più rinomata.
Di tutto il complesso, l’unico tempio ad essere preso veramente d’assalto è quello del Buddha sdraiato, dove si riversano i grandi gruppi di turisti insieme ovviamente a qualche thailandese. La statua, larga 46 metri e alta 15, è davvero impressionante, tutta ricoperta d’oro e madreperla, tanto che il colonnato di fronte e la forma del tempio impediscono una reale visione d’insieme: forse solo dalla prospettive dei piedi, purtroppo in restauro in questo periodo. Il resto dell’enorme complesso è invece relativamente più libero di turisti, con una serie di interessanti pannelli informativi anche in inglese attraverso i quali ho soddisfatto finalmente la curiosità sulle statue cinesi che si trovano un po’ ovunque nei templi e che tanto mi piacciono.
Le statue, che rappresentano esseri umani e più spesso animali, mitologici o veri, sono il frutto del fiorente commercio tra Thailandia e Cina nell’Ottocento: dopo aver scaricato il loro carico in Cina, i mercanti thailandesi avevano bisogno di oggetti pesanti ma economici da mettere in stiva per il ritorno, come una sorta di zavorra per garantire la stabilità della nave; una volta tornati in patria, cominciarono ad essere apprezzati come oggetti di arredamento nei templi ma anche nelle case private, ed effettivamente sono molto divertenti: ne prenderei uno anch’io!
Dopo il giro dei templi, non possiamo farci sfuggire un massaggio nella più rinomata e antica scuola di massaggi della nazione: i prezzi sono decisamente più alti che altrove, ma almeno si è sicuri di ottenere i migliori massaggiatori sulla piazza. Anche se normalmente pare che la durata consigliata sia almeno 1h 30m o meglio 2h, qui forse per garantire un posto a tutti le sessioni sono di 1h o 30m. Io ho scelto quella di 1h, e devo dire che il primo impatto è stato, be’, hard. No, non nel senso che state pensando voi: qui il massaggio è una faccenda comunitaria, e anche grazie al fatto che non si usano olii o unguenti e di conseguenza non c’è bisogno di svestirsi, si sta tutti insieme uno accanto all’altro, anche per favorire la socializzazione. Sapevo che il massaggio thailandese può essere anche doloroso, almeno sul momento, visto che il massaggiatore o nel mio caso la massaggiatrice usa mani, piedi, gomiti e ginocchia per applicare forza (e molta forza) sui punti di pressione, ma non pensavo così tanto! Anche se devo ammettere che poi un certo giovamento l’ho sentito, pur svegliandomi la mattina dopo con il braccio e il collo un po’ doloranti.
Gerard a questo punto esprime il desiderio (non so se indotto dal massaggio) di andare a vedere un incontro di Thai boxing, ma dopo aver individuato uno degli stadi più grandi dove c’è effettivamente una serie di incontri in serata, decidiamo di non andare perché i biglietti sono relativamente costosi, tra i 1000 e 2000 bath (26 o 52 €) per i posti riservati agli stranieri. Quindi dopo un altro passaggio al mercato dei fiori, prendiamo il traghetto solo per attraversare il fiume e raggiungere coì il bel quartiere di Thonburi, con tanti canali e ponti che sembra un po’ Venezia, e per vedere il complesso del Wat Rakang e soprattutto il Wat Arun, uno dei simboli di Bangkok: un tempio dotato di una torre altissima su cui si può salire e godere di un gran bel panorama, ma sfortunatamente è ricoperto di ponteggi per un restauro in corso dal 2015, e quindi la salita è attualmente interdetta. La passeggiata nell’area vale comunque la pena di essere fatta.
A questo punto siamo pronti per una lauta cena e ci dirigiamo nella zona di Siam, che entrambi dallo skytrain avevamo notato come luogo in cui sembravano esserci diversi locali interessanti per mangiare. Finiamo nella folla che acclama Jackie Chan, l’attore cinese che presenta un improbabile film di arti marziali, Kung Fu Yoga, e poi ci perdiamo un po’ dentro un centro commerciale gigantesco che sembra extra-lusso, il Siam Discovery. Mangiamo benissimo nell’immensa Food Republic, il piano dedicato al cibo dove c’è tanto imbarazzo della scelta, solo per scoprire poi che accanto al centro commerciale ce n’è un altro se possibile ancora più lussuoso, il Siam Paragon. Qui davvero sembra di stare a Dubai, il lusso pare sfrenato anche nel piano dedicato al cibo, dove le cucine sono davvero internazionali al massimo grado, e c’è persino un grande supermercato gourmet con specialità di importazione un po’ da ovunque. I prezzi naturalmente sono più alti, ma non sembrano spaventare certo la grande quantità di persone presenti, non solo turisti ed expats ma anche thailandesi evidentemente ricchi.
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