Mi dispiace di essere stato assente dal blog per tanto tempo, ma ora per farmi perdonare voglio inaugurare una nuova sezione che chiamerò “In viaggio“, una sorta di diretta giornaliera (salvo imprevisti) un po’ meno pensata e un po’ più dal sapore “live”, una sorta di diario di viaggio che precede qualche articolo più ragionato e categorizzato che pubblicherò una volta tornato.
La qualità delle immagini e probabilmente anche della scrittura ne risentiranno certamente, ma considerato che sono rimasto indietrissimo non solo con New York, ma anche con i viaggi e viaggini seguenti ad Atene, Malaga e in Marocco, mi sembra giusto fare questo tentativo per non lasciare troppo per strada, e anche per dare più peso a all’immediatezza e alle impressioni della “prima volta” che poi magari svaniscono con il tempo lasciando il posto a ricordi più selezionati e già “digeriti”.
Qui di “prime volte” ce ne saranno parecchie perché si tratta della mia prima volta in Asia, se escludo due rapide puntate in Medio Oriente, che è pur sempre un’Asia vicina, non questa lontana dove sono finito. Un lontano Oriente che mi ha sempre attirato molto, ma allo stesso tempo un viaggio che ho rimandato per tanti anni, forse perché cosciente del fatto che si tratta di una parte del mondo che, per varie ragioni, mi porta decisamente fuori dalla mia “comfort zone”. Però pare che sia importante per la propria crescita personale uscire dalla propria zona di comfort, e quindi alla fine eccomi qua.
Il viaggio ha assunto ancora prima di partire diversi significati. E’ nato come un viaggio di tre settimane, a novembre, tra il Vietnam e la Cambogia, anche per approffittare del fatto che il visto gratuito di 15 giorni per il Vietnam pare essere garantito solo per quest’anno. Avevo trovato anche un’ottima ed economica combinazione di voli con China Eastern, ma poi per motivi di lavoro della mia compagna tutto è stato rimandato a gennaio. Nel frattempo più studiavo guide e blog di viaggio e più mi rendevo conto che, una volta pagato il volo per il sud-est asiatico, la spesa più grossa era già stata affrontata, e tanto valeva rimanere un po’ di più, considerato che è una delle regioni del mondo più economiche dove viaggiare. Pian piano la tentazione del Banana Pancake Trail si è fatta sempre più forte.
Ma cos’è questo percorso dei pancake alla banana? Non è nemmeno un vero e proprio itinerario (ce ne sono diversi di possibili), ma più una collezione di luoghi di questa regione diventati talmente popolari per i turisti occidentali da diffondere questo benedetto pancake alla banana, più per venire incontro alla domanda degli stranieri che per una tradizione culinaria locale. Tutto è cominciato con la prima guida in assoluto della Lonely Planet: quando ancora non esisteva la casa editrice, i coniugi Wheeler intrapresero, agli inizi degli anni ’70, un lungo viaggio tra l’Europa e l’Asia; nel 1973 pubblicarono Across Asia on the cheap, che poi divenne nelle successive edizioni South-est Asia on a shoestring, presto diventata la bibbia del viaggiatore zaino in spalla. A distanza di quarant’anni molti hanno affrontato questo grande classico, tanto da generare addirittura un movimento di viaggiatori che cerca in maniera anche un po’ snob di evitare le classiche tappe del Banana Pancake Trail. La mia posizione in proposito è che forse ha senso per il secondo o terzo viaggio nello stesso paese, ma sarebbe un po’ come venire in Italia e saltare Roma, Firenze e Venezia perché “troppo turistiche”.
La forma di questo viaggio è cambiata più volte, e anche la sostanza a dire la verità. Per varie ragioni è stato spostato, allungato, accorciato, rimandato, quasi del tutto annullato. Avrei dovuto viaggiare con la mia compagna, almeno per parte del periodo, poi è diventato un viaggio da affrontare da solo, e infine è accaduto un vero colpo di teatro, perché parte del viaggio la farò invece con un mio amico australiano che non vedevo, prima dello scorso dicembre, da quasi 20 anni.
Considerato poi che prima ho spostato la partenza e poi avevo deciso di non partire più, cambiando idea solo a 24 ore dalla partenza del volo, devo dire che raramente sono partito meno preparato. In un posto che mi attira ma mi mette anche a disagio e senza aver letto quasi niente: le premesse per una bella avventura ci sono tutte. L’itinerario molto di massima prevede risalire lentamente la Thailandia verso nord partendo da Bangkok e, dopo aver affrontato le montagne del nord, varcare la frontiera del Laos per poi tornare verso sud, visitare la Cambogia, passando almeno 3-4 giorni ad Angkor Wat, prima di rientrare a Bangkok e chiudere l’anello. Mi aspetto già la facile battuta sul solito “signore degli anelli” da parte di chi mi conosce bene e conosce la mia idiosincrasia per le camminate in montagna che ritornano per lo stesso sentiero, ma la accetto con noncuranza.
Insomma se qualcosa vi attira del percorso, seguitemi, oppure se ci siete già stati e volete darmi qualche consiglio, sono ben accetti!
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