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Asia giorni 22 e 23, Luang Prabang: di case coloniali, ponti di bambù e processioni all’alba

16/02/2017 Ancora nessun commento
Home » In viaggio » Asia giorni 22 e 23, Luang Prabang: di case coloniali, ponti di bambù e processioni all’alba

A parte la breve sosta notturna a Pakbeng, Luang Prabang è il primo vero approccio con il Laos dopo i due giorni di navigazione sul Mekong. Si tratta di una bella cittadina che deve tanto all’influenza francese nell’architettura del centro storico, per fortuna restaurato e preservato da quando è sito UNESCO con attente leggi che impediscono la costruzione di palazzi che si sviluppano in altezza. Il centro è in fondo una sorta di penisola lunga circa un chilometro e larga circa 400 metri, che si insinua tra il Mekong e il sinuoso percorso di un suo affluente più piccolo e placido, il Nam Khan.

la confluenza dei due fiumi e uno dei ponti di bambù
la confluenza dei due fiumi e uno dei ponti di bambù
casa coloniale trasformata in albergo
casa coloniale trasformata in albergo
la via centrale di Luang Prabang
la via centrale di Luang Prabang

E’ molto piacevole passeggiare per le sue strade, anche perché qui circolano decisamente poche macchine e ci sono anche dei piccoli vialetti di mattoni esclusivamente pedonali, e venendo dalla Thailandia questa è una piacevole novità. Alcune case coloniali sono davvero molto belle, anche se si ha l’impressione che quasi tutte siano state ormai al servizio del turismo, trasformate in guest house, alberghi o ristoranti.
In ogni caso, Luang Prabang è la capitale morale, spirituale e culturale del Laos. E’ considerata la città colta per eccellenza della nazione, tanto che (ma non ho avuto modo di verificarlo!) nei film e programmi televisivi laotiani il dottore o il professore hanno sempre l’accento di qqui. Il centro cittadino è la collina del Phousi, il monte sacro che ha accessi da diversi lati e costituisce un imprescindibile riferimento geografico. La salita alla sua sommità può anche essere faticosa se presa dal lato più ripido (quello consigliato è da ovest, dietro il museo etnografico) ed è estremamente popolare al tramonto, con turisti assiepati un po’ ovunque. La motivazione è che il panorama da lassù è veramente notevole, spaziando lungo la valle, il Mekong e il Nam Khan. Devo dire che però c’è anche un altro punto molto indicato per godersi il tramonto, ed è anche meno affollato: è alla discesa sul Mekong dove si trova il traghetto che attraversa il fiume.

Panorama dal Phousi verso il Nam Khan
Panorama dal Phousi verso il Nam Khan
Turisti in attesa del tramonto sul Phousi
Turisti in attesa del tramonto sul Phousi
Panorama dal Phousi
Panorama dal Phousi
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Panorama sul Mekong dall'attracco dei traghetti
Panorama sul Mekong dall’attracco dei traghetti
Panorama sul Mekong dall'attracco dei traghetti
Panorama sul Mekong dall’attracco dei traghetti

Se il palazzo reale è un po’ deludente e contiene forse la camera da letto regale più modesta della storia delle teste coronate, il Haw Pabang nello stesso complesso custodisce il Pha Bang, l’immagine di Buddha più venerata di tutto il Laos. In entrambi i luoghi il divieto di fotografia è fatto osservare in maniera inflessibile, con inflessibili guardiani che sono per di più molto abili nel cancellare le foto dal vostro smartphone, indipendentemente dalla marca o dalla lingua del sistema… Io non ho osato fotografare l’immagine sacra del Buddha (per la quale mi sembrava giusto osservare rispettosamente il divieto) ma qualche foto nel palazzo reale ho cercato di rubarla, anche se poi il peccato di ingordigia ha portato all’inevitabile punizione.

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Wat Xieng Thong,
Wat Xieng Thong,
Wat Xieng Thong,
Wat Xieng Thong,
Wat Xieng Thong,
Wat Xieng Thong,
Wat Xieng Thong,
Wat Xieng Thong,
carro funebre reale, Wat Xieng Thong,
carro funebre reale, Wat Xieng Thong,
Wat Xieng Thong,
Wat Xieng Thong,
Wat Xieng Thong,
Wat Xieng Thong,

Dei tantissimi templi che popolano la città, quello che non bisogna assolutamente perdersi è il Wat Xieng Thong, un complesso situato quasi alla confluenza dei due fiumi e che colpisce per le sue strutture ardite in legno decorato, per il tempio principale del ‘500, i mosaici, il bel carro funebre e la collezione di antiche statue lignee di Buddha. I templi cittadini sono circa 35, e la loro presenza in così grande numero, combinata con la centralità della città nella storia religiosa del paese, ha reso particolarmente rinomata la processione mattutina dei monaci. Il rito dell’elemosina che i monaci raccolgono dai fedeli, complice anche la bellezza della città e la presenza di poche automobili, è infatti qui a Luang Prabang particolarmente “famosa”. Per questo assistere alla cerimonia del Tak Bat ha i suoi pro e i suoi contro: bisogna svegliarsi prima dell’alba perché i monaci cominciano ad uscire dai rispettivi templi con la prima luce, e certo la presenza di tanti “stranieri” può essere fonte di disturbo, soprattutto se ci sono i turisti maleducati che scattano foto con il flash o si avvicinano troppo alla processione; nonostante tutto però è bello assistere con rispettosa distanza a questo avanzare silenzioso dei monaci scalzi, in fila indiana con la loro tunica arancione e armati del solo bat, la ciotola di metallo dentro la quale i fedeli, inginocchiati a loro volta lungo il marciapiede, mettono la loro offerta. Si offre sempre del riso, che deve essere di prima qualità, e spesso anche delle specie di biscotti confezionati. I monaci dopo poco riempiono il loro bat e allora periodicamente lo svuotano dentro appositi contenitori posti davanti a templi o scuole, oppure lo donano a loro volta a chi chiede elemosina. Il tutto è in effetti molto suggestivo con lo sfondo dei bei templi di Luang Prabang e nel silenzio ovattato dell’alba, e per questo mi sento di dire che vale l’alzataccia, anche se mi manca la controprova di una processione simile in un posto meno affollato di turisti.

cerimonia del Tak Bat
cerimonia del Tak Bat
cerimonia del Tak Bat
cerimonia del Tak Bat
cerimonia del Tak Bat
cerimonia del Tak Bat
venditrice di offerte per la cerimonia del Tak Bat
venditrice di offerte per la cerimonia del Tak Bat
offerte per la cerimonia del Tak Bat
offerte per la cerimonia del Tak Bat

Due delle maggiori attrazioni sono in realtà fuori città: una è la cava di Pak Ou di cui vi ho già accennato raccontando della navigazione sul Mekong (si trova infatti a nord di Luang Prabang); l’altra è una cascata balneabile su più livelli di Tad Se, che però non sono riuscito a visitare perché proprio quel giorno il tempo non è stato granché invitante. Ma poco male: Luang Prabang è una città che invita alla calma e alla meditazione contemplativa, magari seduti in uno dei tanti locali che costeggiano il Mekong o ancora meglio il Nam Khan… Anche perché un altro dei vanti della città è la sua cucina, considerata la migliore del paese, pur non avendo l’offerta quantitativa della capitale Vientiane. Tra l’altro contro ogni aspettativa il caffè qui è particolarmente buono, e d’altra parte sono dei grandi produttori, ma mi ha stupito trovare perfino un cappuccino perfetto! Due locali in particolare sono assolutamente da consigliare: Dyen Sabai, per raggiungere il quale bisogna attraversare il Nam Khan su un ponte di bambù (almeno durante la stagione secca, altrimenti c’è una barca che vi porta dall’altro lato) ma che vi ripaga con una location straordinaria e cibo davvero ottimo; l’altro è invece Utopia, un bar per raggiungere il quale si passa attraverso un bellissimo quartiere servito solo da una stretta stradina in mattoncini, e che la sera vi accoglie nel suo giardino vista fiume con luci molto soffuse e soprattutto comodissimi cuscinoni con poggia testa…

il vero piatto nazionale, il laap
il vero piatto nazionale, il laap
alla fine si finisce così...
alla fine si finisce così…
questo cappuccino è spettacolare!
questo cappuccino è spettacolare!
Seen dat, barbecue laotiano di carne, pesce e verdure servito al tavolo
Seen dat, barbecue laotiano di carne, pesce e verdure servito al tavolo

In effetti dopo la lenta navigazione sul Mekong, Luang Prabang ti accoglie tra le sue braccia con questa sua atmosfera un po’ indolente, che induce a godersi senza fretta anche i bei portici della propria guest house in un bell’edificio coloniale ristrutturato, o a fermarsi per una birra ghiacciata con vista fiume. Si capisce qui perché, la prima sera nel Laos, a Pakbeng, il menu del ristorante conteneva questa avvertenza: ricordatevi che qui non è come a casa nostra, prendetevi il vostro tempo perché Lao PDR (che starebbe per People’s Democratic Republic) si legge anche Please Don’t Rush, come a dire, prendetela con calma che c’è sempre tempo. E che il tempo sia un concetto molto relativo qui lo si capisce anche e soprattutto quando si cerca di prendere un autobus: al di là delle condizioni pessime delle strade che creano rallentamenti e pericoli di ogni sorta, si impara presto che l’orario di partenza è solo puramente indicativo, perché se il ritardo è la norma, non è detto che non si possa partire perfino in anticipo se il bus si riempie prima!

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il morning market e l'ex soldato americano di cui vi ho già parlato
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morning market
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